Alessandro Preziosi è Van
Gogh nel primo testo scritto da Stefano Massini, regia di Alessandro Maggi.
La messinscena di Vincent Van
Gogh. L’odore assordante del bianco ha l’obiettivo di
rappresentare il labile confine tra verità e finzione, tra follia e sanità, tra
realtà e sogno, ponendo interrogativi sulla genesi e il ruolo dell’arte e sulla
dimensione della libertà individuale.
Con questo testo Massini risultò vincitore nel 2005 al Premio Pier Vittorio
Tondelli.
Una produzione Khora.teatro, TSA – Teatro Stabile D’Abruzzo, in collaborazione
con Spoleto Festival dei 2Mondi.
Il serrato e tuttavia andante dialogo tra Van Gogh – internato nel manicomio di Saint Paul de Manson – e suo fratello Theo, propone non soltanto un oggettivo grandangolo sulla vicenda umana dell’artista, ma piuttosto ne rivela uno stadio sommerso.
Van Gogh, assoggettato e fortuitamente piegato dalla sua stessa dinamica cerebrale incarnata da Alessandro Preziosi, si lascia vivere già presente al suo disturbo. È nella stanza di un manicomio che ci appare nella devastante neutralità di un vuoto. E dunque, è nel dato di fatto che si rivela e si indaga la sua disperazione. Il suo ragionato tentativo di sfuggire all’immutabilità del tempo, all’assenza di colore alla quale è costretto, a quell’irrimediabile strepito perenne di cui è vittima cosciente, all’interno come all’esterno del granitico “castello bianco” e soprattutto al costante dubbio sull’esatta collocazione e consistenza della realtà. La tangente che segue la messinscena resta dunque sospesa tra il senso del reale e il suo esatto opposto.