Le notti bianche

Lo spettacolo “Le notti bianche “di Dostoevskij nasce dall’esigenza di trasporre sulla scena quello che è universalmente considerato un capolavoro della narrativa mondiale di fine Ottocento. I protagonisti del libro sono un uomo ed una giovane donna. I due si incontrano durante una lunga notte insonne, la prima di una lunga serie, in cui – complice il buio – si raccontano e si confidano fino ad innamorarsi. L’amore però, per quanto elemento centrale dell’intera vicenda, non esaurisce in sé la carica emotiva che il libro riesce a trasmettere: quello che arriva come una deflagrazione è il rapporto tra di loro e la grande solitudine che vivono e che riesce per un attimo a lasciare spazio alla comunicazione.

Trasporre in dialogo quello che è un racconto è un’operazione complessa e ambiziosa: è necessario modulare abilmente un capolavoro per portarlo ad essere universalmente riconosciuto come esperimento visivo e non soltanto mentale. Il tipo di approccio utilizzato ha fatto leva in prima istanza sul rispetto quasi maniacale della parola originale, modulata e portata a servizio dei quella parlata. I due personaggi che si muovono in un non-tempo e in un non-spazio sono legati da un filo indissolubile che è rappresentato dalla loro solitudine e dall’angoscia che abita le loro notti, per l’appunto, trascorse in bianco. Nelle loro lunghe chiacchierate hanno la possibilità di raccontarsi e di accedere a quel luogo segreto dell’anima che solitamente non condividono con altri all’infuori di loro. Estrapolando alcuni passaggi descrittivi e rendendoli espressivi e non solamente scenografici, i personaggi si muoveranno con destrezza tra le vie di San Pietroburgo: la grande balena (come descritta dall’autore stesso) capace di ingurgitare nella sua pancia enorme qualsiasi avventore. La volontà del regista è quella di regalare al pubblico un’immersione profonda all’interno di un racconto che sveli l’interiorità dei protagonisti e al tempo stesso fornisca domande su quella di chi la osserva. Come di fronte ad una lente deformata, vedremo un uomo ed una donna conoscersi, legarsi e separarsi, azzerando l’unità temporale e vivendo nell’arco di un’ora e mezza quello che loro hanno vissuto nel corso di quattro nottate. 

Descrivere la qualità artistica di uno spettacolo quando si parla di Fëdor Dostoevskij come autore equivale a chiedersi: perché leggere ancora oggi Dostoevskij? O nel nostro caso: perché portarlo in scena?

Perché chi ama leggere e andare teatro sa che Dostoevskij si inserisce in quel ristretto circolo di autori e drammaturghi che – partendo da Sofocle fino ai giorni nostri – rappresentano l’élite della drammaturgia e della letteratura mondiale.

 “le notti bianche” di Dostoevskij racconta la storia di due personaggi che facilmente sono identificabili con noi ma anche con i nostri figli e con i nostri genitori: si tratta di universalità propria solo, appunto, delle grandi opere letterarie. Due persone che vivono una profonda solitudine, quella che l’autore ha provato su se stesso e che ha trasposto all’interno della sua opera. Esseri umani incapaci di parlare tra loro, incapaci di comunicare il loro lato più nascosto, incapaci di raccontare le loro “memorie” che vengono dal “sottosuolo” della loro anima. Racconta la paura di essere considerati “uomini ridicoli”, la paura di ammettere a loro stessi di essere dei “sognatori”. Quell’incapacità di aprirsi alle persone che li circondano, di allontanarle sempre di più per poi restare, inesorabilmente, soli.

La solitudine che oggi proviamo noi, isolati dal mondo, trincerati dietro agli schermi di computer o telefonini: quella stessa solitudine che i protagonisti provano nelle notti bianche di insonnia e sogni ad occhi aperti.

La forza di Dostoevskij oggi, la forza de “le notti bianche” oggi, è il loro essere senza tempo: avvolti dalla coltre del buio che annulla ogni pregiudizio o preconcetto sociale ed antropologico e che porta lo spettatore in una immediata immedesimazione con la storia che sta seguendo. Il muro che alzano per difendersi dalla vita è lo stesso muro che spesso, per paura, alziamo quando ci troviamo di fronte a qualcuno che può essere in grado di abbatterlo e di scoprire il nostro mondo interiore.





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SCHEDA SPETTACOLO

Genere:

Stagione teatrale:

Attori protagonisti:

Lorenzo Lavia, Marial Bajma Riva

Autore:

Fëdor Dostoevskij

Regia:

Lorenzo Lavia

Attori non protagonisti:

Durata:

Ripresa:

Produzione:

Golden Show

Note: