Una stanza bianca. Un letto. Un trono. Forse a rotelle. Un costume elegantissimo, ricostruzione perfetta di
un abito nobiliare inglese di fine quindicesimo secolo. Ma la stanza non è quella di un castello tardo
medievale, e nemmeno il letto: sembrano piuttosto gli interni disadorni e freddi di una stanza d’ospedale.
Psichiatrico, forse.
Allora cosa ci fa, qui dentro, un costume da Riccardo III? Chi sono i tre uomini che si alternano in modo
schizofrenico tra tutti i ruoli della storia, compresi quelli femminili, comprese le pause per assumere
medicinali, andare al bagno o leggere cartelle cliniche? (…)
Quando, insieme a Enzo Vetrano e Stefano Randisi, abbiamo cominciato a ragionare sul nostro Riccardo, è
stata fortissima l’esigenza di sottrarlo al medioevo inglese e capire come fargli abitare il presente, perché
non fosse l’ennesima variazione sul tema ma qualcosa di meno rassicurante: la ferocia smodata della sua
capacità di incarnare il male, oggi, dove trova casa? e da quella casa, da quel corpo e da quella mente,
come riusciremo a estirparlo? davvero l’unica possibilità è opporre alla violenza assetata di sangue una
violenza giusta? (…)