Che cos’hanno in comune il caso Ciontoli, la scomparsa della piccola Maddie in Portogallo, il caso Erba, il caso Garlasco e quello del tentato femminicidio di Valentina Pitzalis?
In tutte queste vicende di cronaca nera la stampa e i social network, anziché collaborare nel ricostruire la verità, hanno celebrato un processo parallelo: quello mediatico. Quello in cui servizi giornalistici che fanno leva sulla nostra emotività, non ci dicono quello che dobbiamo sapere nei confronti di un caso, di un colpevole o di un semplice indiziato, ma quello che dobbiamo provare.
Ed è così che si crea il circo dell’orrore mediatico, l’apoteosi del populismo giudiziario: programmi tv lanciano sondaggi in cui i telespettatori devono decidere chi sia il colpevole o leggono tweet in cui semplici utenti lanciano accuse di colpevolezza sulla base di “sensazioni da casa”.
A furia di ricostruzioni tv fondate sull’emotività Antonio Ciontoli diventa il mostro più odiato della nazione, condannato alla morte sociale con la sua famiglia. A Garlasco, sull’onda della folle attenzione mediatica, nasce il caso delle gemelle K, coloro che crearono un fotomontaggio con la cugina morta per vedere le loro foto sui giornali. Valentina Pitzalis, a cui l’ex marito diede fuoco morendo lui incidentalmente, da vittima diventa sospettata di omicidio, grazie a un’infamante campagna social. Numerosi giornali britannici sono condannati a risarcire i genitori della piccola Maddie dopo averli accusati di aver drogato e ucciso la figlia. Il caso Erba viene riaperto dopo molti anni e senza alcuna prova o novità sul fronte degli indizi, “Le iene” decidono che i fratelli Castagna potrebbero nascondere una terribile verità, gettandoli nell’inferno del sospetto.
Quanto pesa la pressione mediatica su processi e quanto i social e il populismo giudiziario stanno cambiando il sistema e la percezione della giustizia?
Un viaggio non nella cronaca nera, ma nella narrazione mediatica della cronaca nera. La tv, i giornali, i social che come sostanze psicotrope alterano la visione della realtà in chi guarda la tv e legge i giornali. E nel frattempo, credendo di guardare il mostro da casa, diventiamo un po’ mostri anche noi. Quanto ne siamo consapevoli?
